La Camera dei Deputati approva in ultima lettura le norme costituzionali sull’insularità. Si tratta davvero di una buona notizia per la Sicilia. La nuova norma entrerà in vigore nei prossimi giorni.
La proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare n. 3353 è stata infatti già approvata dalla Camera e dal Senato in prima lettura e poi nuovamente dal Senato (a maggioranza assoluta dei suoi componenti) come previsto per le modifiche costituzionali.
La nuova norma recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità».
L’Italia riconosce quindi che le Isole (in particolare la Sicilia e la Sardegna) hanno una propria peculiarità e che a causa dell’insularità vivono una serie di svantaggi derivanti da essa. Si impegna inoltre a rimuovere tali svantaggi.
E per rimuovere tali svantaggi non vi possono essere altro che compensazioni e ristori atti a determinare una parità sostanziale con le altre regioni.
Non potrà quindi esservi alcuna legge dello Stato, né alcun atto dell’amministrazione che non tenga conto degli svantaggi derivanti dall’insularità e che non tenda al loro superamento.
Per la Sicilia e la Sardegna si tratta di un risultato di portata storica.
Non è stata un percorso semplice e soprattutto per tanti anni, soprattutto in Sicilia, non è stato un percorso unanime.
Proviamo a raccontarne le vicende degli ultimi anni.
Nel 2015 nacque in Sicilia un movimento politico denominato Sicilia Nazione animato principalmente dal professor Gaetano Armao, oggi vicepresidente della Regione, e dall’ex parlamentare nazionale Rino Piscitello. Quel movimento nel suo Manifesto Fondativo afferma di voler partire dai valori dell’insularità e della coesione.
E’ probabilmente la prima volta che nel dibattito politico in Sicilia si sente la parola insularità come punto di riferimento di una battaglia politica.
Nel dicembre dello stesso anno il prof. Armao scrive il libro dal titolo “Insularità e perequazione infrastrutturale nell’ordinamento europeo”. E da quel momento diventa il principale protagonista della battaglia politica sull’insularità in Sicilia e a Bruxelles nel Comitato delle Regioni.
L’impegno politico per il riconoscimento degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità viene considerata ancora in quel momento come una particolarità abbastanza eccentrica.
Mai quel progetto cresce e parallelamente cresce anche in Sardegna.
Nel novembre del 2017 si insedia in Sicilia il governo Musumeci che ha come vicepresidente il professor Armao e che ha il riconoscimento dell’insularità nel proprio programma.
L’opposizione irride al progetto e confonde l’insularità con la semplice battaglia per la continuità territoriale.
Ma l’impegno continua e il 19 febbraio del 2020, su proposta inviata a tutti i deputati dal movimento Sicilia Nazione, l’Assemblea Regionale Siciliana approva all’unanimità la legge voto (a prima firma dell’on. Eleonora Lo Curto) da proporre al Parlamento nazionale per inserire nello Statuto della Regione Siciliana il riconoscimento degli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità.
Nel frattempo in Sardegna i comitati sardi per l’insularità elaboravano una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per inserire lo stesso concetto nella Costituzione Italiana e la presentano alla Corte di Cassazione il 5 aprile del 2018. Del Comitato Promotore fa parte Sicilia Nazione che ha due suoi rappresentanti tra i dieci presentatori della proposta.
Sulla proposta di legge vengono raccolte oltre centomila firme.
La proposta arriva quindi in Parlamento e in quattro anni, superando numerosi ostacoli, viene approvata.
Adesso sono tutti d’accordo nel magnificare lo straordinario risultato raggiunto.
Ma non saremmo corretti se non dicessimo che uno speciale ringraziamento va in Sicilia al movimento Sicilia Nazione che iniziò nel 2015 e continuò ad animare quella battaglia, e con esso ai suoi dirigenti Gaetano Armao e Rino Piscitello e a Nello Musumeci e al suo governo che ne fecero un impegno prioritario.
L’insularità, è stato calcolato in uno studio commissionato dal Governo Musumeci, costa alla Sicilia 6 miliardi e mezzo l’anno.
Quei sei miliardi e mezzo sarebbe stato giusto che fossero compensati per una questione di correttezza e di eguaglianza.
Adesso dovranno essere compensati per legge costituzionale.